Il canto della tua anima
Per arrivare fino a qui hai attraversato molti deserti che ti hanno insegnato il rifugio dell'ombra, hai navigato nell'oscurità di mari implacabili, senza stelle, senza scampo, con il freddo dell'estraneità annidato nelle ossa, hai cavalcato montagne dissacrate e spente come un lupo affamato che non conosce il domani e occhi taglienti che non possono più aspettare. Poi un giorno hai sentito un gemito in quel lungo vasto silenzio che da sempre ti ha avvolto, e quasi indifferente, ti sei chiesta cosa fosse. Solo allora hai cominciato a inciampare sui tuoi passi e a zoppicare. Cambiando il tuo passo, hai cambiato respiro, ma l'aria non entrava più dentro al tuo corpo come prima, vibrava con un fragore costante, come un fuoco che divampa nei campi.
Quel gemito ritornava come un'eco ora, quando passavi per quei corridoi stretti dove il tempo si interrompe, e diventava quasi una melodia. A volte era solo poco più di un ronzio, che si cominciava ad espandere, aprendo lunghi intervalli tra i mondi, che da allora cominciasti a ricercare e a conoscere. E ogni volta che potevi percepirlo qualcosa cambiava intorno a te, il tumulto si placava, un colore si accendeva, un languore si innescava.
Cominciasti ad aspettare, così senza un vero motivo, come aspetti che la notte finisca con curiosità e certezza. E ogni volta che quel suono si faceva udire, cominciavi anche a riconoscere che, oltre l'attesa, stavi cominciando a conoscere la speranza. Non sapevi neanche come chiamarlo infatti quel sentimento che ti scaldava il centro esatto del corpo. Al centro un battito, netto, puro e costante, appena percepibile e intorno il rumore assordante della sala d'aspetto, come ormai ti appariva la tua vita.
Il giorno in cui udisti il canto della tua anima fu quando decidesti di buttare via tutte le tue valigie e ti ricordasti che non stavi aspettando nessuno in quella sala d'aspetto. Ormai era passato così tanto tempo da quando l'avevi sentito l'ultima volta che non avevi più la forza di guardarti allo specchio e continuare a non vederti. Fu allora che decidesti di uscire fuori e di ricominciare a correre.
E quando varcasti la soglia quel canto entrò nelle tue ossa storte e invece di zoppicare prendesti il volo.