Ápeiron

23.04.2024

Quando eravamo uno e molteplici raggi, quando eravamo Sole, sciami di meteore, nidi creati con pazienza in alto, dove la terra è leggera, ronzio inestimabile e dolce, suono di elevazione, questo ricordo. Un occhio senza palpebre, sempre aperto sul cielo, la polvere spessa di una tempesta di sabbia che cambia il paesaggio e porta il silenzio dove prima c'era un vento incolmabile. La pelle colorata e spessa, la pelle cangiante che sente un battito che mai si estingue, la pelle cosciente.

L'acqua che scende goccia a goccia, sgorgando in abbondanza dall'Albero Luna, dalle sue foglie che non fanno ombra e che non puoi vedere, tanto dimorano oltre la tua percezione dell'altezza. Al di là delle nubi, nel mondo di sopra, l'albero maestro com-muove chi si avvicina al suo respiro. Sono lacrime fertili, sono Comete.

Perché cerchi altrove se questa è la tua origine?

La cerchi nelle piccole crepe da cui entra la luce nelle prigioni della tua specie. Ma attraverso quelle grate la Coscienza è ritagliata, ridotta, ristretta in cammini ingannevoli e illusori. E dalle crepe spesso entrano i tuoi predatori.

Vuoi riconoscerti, guarire il tuo albero, bonificare la terra. Vuoi sentire, vuoi intraprendere, vuoi cambiare.

Ma come puoi farlo se non lasci il tuo misero orgoglio, se non lasci l'immagine che ti sei creata di te che è fuori da te, se non lasci i giochi con cui trastulli i tuoi demoni?

Il magma della creazione è ancora in te, torna lì, torna a sentire come quel fuoco sacro che dimora nell'Utero attiva le mani e plasma ciò che tocchi.

E' un fatto, questo potere è un dono in te, non lo devi reinventare, solo agire.

Occupati del tuo cuore però, poiché senza il cuore, ogni tua creazione è debole e risuona nel regno dell'effimero. Per questo viene sbranata davanti ai tuoi occhi e non la sai difendere.